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pensieri

                                            Quando fa freddo,

                                       quando la sveglia suona,

                                  quando i palloni smettono di rimbalzare,                               quando il traffico si ferma,

                         quando il sangue scorre,

                    quando il sale brucia la pelle,

               quando il corpo è stremato,

          quando le nuvole offuscano,

     quando le strade raccolgono le tue lacrime...   

​

                                          è poesia! 

 

             Retorica placida,                 intuizione graffiante,           mitica insania,           introspezione fervida.

​

                                            Poesia!

​

          Un suburbio desertico su cui il vento rivanga,

                  uno sfrascare che annuncia qualcosa di incredibile,       una melodia rampicante per i muri seccati al sole,

                                     una motivazione che spezza la noia,

                   un atto di coraggio che abbraccia la morte.

​

                         Poesia!

       

     Solamente poesia!

​

                            Tutt’intorno,                fin dentro,

                                                       passando nei meandri                               e rimbombando nei vicoli ciechi,

  cadendo nei dirupi,                                     scalciata fin su,  

                 

                   nelle galassie accerchiate da falangi di stelle.

​

                                            Poesia!

 

 Amabile incantatrice che non tradisce e riporta al nido con                                                  intenso amore.

​

        Solo amore fra i manti di poesia,

                                     indossato agli occhi e calzato ai piedi.                            

                   C’è tanto amore quanta poesia.

   

                                                          Che vita!

Che bella uggiosità!

 

È un momento importante… come lo sono tutti.

Prepondera il silenzio, escluso il leggero ronzio di un vecchio ventilatore.

È quasi mezzogiorno. Tutto tace. Interi palazzi in meditazione, in sospensione fra questa realtà e la dimensione celata dalla quale proveniamo e verso cui andiamo.

Questo è un momento di pace che inconsapevolmente tutti riconosciamo, e inconsapevolmente ce ne lasciamo avvolgere.

Le guerre continuano, ma qualche volta subentra un momento di tregua per pregare, per porgere rispetto alla vastità di noi stessi che esiste e che a fatica riconosciamo.

In questo momento

 

ci siamo!

“Hai smesso di cercare. Hai smesso di chiedere. Hai pensato di sapere.”

È proprio quando stringi l’assolutezza di una convinzione che i castelli crollano, e delle loro fondamenta restano granelli aridi piantati nel terreno. I germogli non torneranno se non ti soffermerai, ancora.

Chi dice che la strada ultimi al momento della morte? Non possiamo sapere. Si sa che nessuno ne è tornato.

E se non è tornato… è andato? Avrà forse continuato la strada…

Ci sono momenti lugubri che si mascherano troppo bene. L’essere pedine vittime di qualche scherzo della nostra mente è talvolta una ricorrenza.

A quanto ammonta la nostra fragilità? Esiste un termine di misura per quantificarla?

Ecco: le domande non finiscono mai perché le risposte si moltiplicano, di continuo. Ed è questa forse l’eredità della consapevolezza dell’“esistere”.

Deporre le armi violente è senz’altro saggio, muoversi in avanti è la salubre tenacia di non volersi arrendere, di socchiudere un vecchio portello scricchiolante, di scoprire uno specchio sul quale ritrovarsi ritratti… l’unico modo di imparare a conoscere davvero sé stessi.

“Prima aprivi la finestra e cercavi i raggi del sole che ti solleticassero la carnagione impallidita. Solo ora che governi il coraggio di rivangare il salmastro ambiente di appartenenza vedrai scintillare l’oro nell’argento, mentre consciamente risali alla tua espressione di smarrimento.”

Ho pensato di scriverti senza che un simile gesto impugni un senso.

Poco m’intacca in questa vita… è ciò che non mi fa arretrare.

Vedo il tempo trascorso, nuove realtà dissipate fra noi, petali che cadendo dal cielo profumano e ripuliscono quei buchi nel catrame imbevuti di un’oscurità già inghiottita.

Il mio essere è una rifrazione abbondante e ardita, proveniente da uno spirito che è stato intaccato dalla violenza sino alla carnalità, ma che ha conosciuto luce a tratti, a sbotti, per ricostituirsi a sussulti.

La meritava!

Vorrei pensare che tu anche, mio pargolo d’un tempo, ti sia rimesso ad agio e abbia scovato una minuscola ma essenziale ragione nell’essere ripudiato, infangato, rimestato da mani immonde, poi spanso nelle scanalature del pavimento. E forse non te ne ricordi… questo ti fa piccolo: l’impronunciato, il dissolto, l’inconcluso.

Per dolore… sconfinato, indiradabile dolore tu sei un prigioniero, un morto fra le ere mitiganti del tempo infinito.

Non mi posso confondere. Sono appesa a un’insania probabilmente.

Non posso uscire e perdermi con stato d’entusiasmo fra le calche e i fiumi di coriandoli.

La musica giunge alla mia finestra, la odo, porta a vibrare ogni nervo teso, mi dissoda dai grumi infetti che grondano come piogge di sale.

Posso vivere pure qui, posso gioire, osservare le ambiguità che galleggiano sulle superfici di questo mondo.

Sto in silenzio, i miei orifizi si schiudono.

Odo, l’incommensurabile, l’impronunciabile, intravedo oltre le scorze e le colonne, nei meandri e nei convogli.

Strano come da qui di segreti non ne esistano! In fin dei conti essere spaesata non mi pone limite.

Allora sarò questo:

un battito d’ali

nel mezzo di in un precipizio.

Vedo le persone fare delle difficoltà montagne di difficoltà. Getto allora una parola dalla potenza incontrastabile:

No!

Finiteci dentro, infossatevi, buttatevi a capofitto, come se rimbalzaste su di un trampolino più e più volte per accumulare dinamismo nella caduta, in basso, verso tutte le difficoltà.

Puntate al podio, pigliate respiro, osate in quello che non osereste.

Lì, a quel convoglio di mille direzioni, di bivi ardui che vi sfasciano i pensieri e vi ammalano la mente di ritrosia, di annullamento…

è lì che il dubbio si scioglie, che la paura la si sbrana per farla a brandelli senza che non resti sbavatura ai bordi del tavolo imbandito.

Andate diritti, toglietevi il cappello, la giacca, ripulitevi dal trucco, non lasciate che la percezione si ostruisca di ciò che non affigge un valore duraturo.

Siete cemento armato con indissolubile carisma se lo volete, colmi di coraggio e dediti all’arare, per lune e per giorni, da giungere a triplicare ogni virtù di voi.

Le persone si spostano, viaggiano, fanno le valigie e partono, cercano di meglio, a volte fuggono, altre ritornano. Non esiste un solo motivo, ci sono tante scuse…

Siamo tanti mondi in un mondo. È nel nostro personale che dobbiamo ergere la speranza in una statua e collocarla alla biforcazione delle vie, individuare le stelle cadere per esprimere un nuovo desiderio.

Il cielo ci ascolta!

È nel nostro mondo che abbiamo da arieggiare la soglia di casa rendendola accogliente cosicché la luce ci batta senza fine, da giocare sulla riva costruendo un castello di sabbia che niente lo sappia distruggere.

Dobbiamo essere lieti, ringraziare il giorno e la notte, l’acqua che scorre, la solitudine che ci tempra, il silenzio che ci accompagna.

Dobbiamo scrivere la nostra preghiera perché nessuno può suggerirci i pensieri.

Dobbiamo imparare ad amare anche ciò che non ci appartiene, e senza annoiarcene.

Dobbiamo nutrire la curiosità per andare avanti, passo dopo passo, e crescere sempre.

Dobbiamo appartenerci totalmente,

e una volta avvolti nella sola energia vitale essa diverrà sufficiente a difenderci.

Allora non sarà incisivo chiudere una porta, grattare dal fondo l’ultima collera, dimenticarsi di tutto, perché l’importante sarà vivere in noi, riconoscendo ogni sfumatura e percorrendo ogni cambiamento.

È così che anche l’altro mondo ci soddisferà, dovunque ci troviamo, e saprà regalarci la vera gioia!

La libertà è l’unica possibilità di essere ciò che siete. 

Pretendetevela e volate sempre alti.

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